È Natale

No, lo so, so che non è esattamente Natale. So che manca ancora qualche giorno, meno di qualche in realtà, e so che nemmeno ho idea di come mi siano trascorsi addosso i giorni fino a oggi. O forse, più semplicemente, so esattamente ciò che non è accaduto dentro tutto ciò che ho lasciato accadere.
So che c’è stata questa cosa, questa mia cosa, tutta mia, del camminarti a lato e contemporaneamente dietro, e avanti, di uno, dieci, mille passi eppure è stato inevitabile, come una pessima idea, come la carta che latita immancabilmente ogni dannata volta che devi stampare documenti importanti, come un no buttato lì, a casaccio, quando avresti dovuto urlarlo quello stramaledetto sì.
Sì, dannazione! Sì, ci sono, ti aspetto, mi vuoi mentre ti voglio? Quando ti deciderai a capire che è tempo e che del tempo non abbiamo più misura e nemmeno da sprecare dentro questi minuti che c’invecchiano alle ossa e alla pelle, ma tanto l’anima, lei, se ne frega di noi e dei solchi lasciati agli occhi da ogni sorriso mancato.
E intanto il tempo stesso ci ha osservati per quasi un altro anno, uno che sembrano cento alle mie mani e alle parole, e per l’ennesima volta ci ha ascoltati masticare a denti stretti promesse che non manterremo, o manterremo per metà perché metà è il nostro intero: metà tutto e metà niente, metà forse, metà sicuramente, metà sempre, metà mai.
Ti amo.
Non potrò mai amarti.
Eppure siamo ancora qui, imprigionati dentro una bolla di sapone sempre sul punto di scoppiare e mi chiedo se non sia questo il nostro modo di esserci presenti, in un costante appartenersi che non si possiede.
Esiste, la bolla? Esiste? Esistiamo?
È Natale, sai: ciascuno al proprio albero, a ciascuno il proprio regalo da scartare.
Fai attenzione, sono fragile.

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